L’abito fa il monaco! E’ un dato di fatto: gli attuali esponenti del Governo Italiano, in particolar modo i due Vice-Premier, comunicano tanto e in modo diversificato. Usano un linguaggio diretto, chiaro nell’esemplificazione e popolare nella comprensione; poca liturgia politica, tanta globalizzazione di piazza. Ma si sa, le parole alle volte non bastano, servono il contatto, la vicinanza, la sintonia, un modo che consenta a chiunque di sentirsi rappresentato grazie ad un gesto, ad un linguaggio, ad una presenza scenica da leader. Torniamo all’apertura di questo articolo: l’abito fa il monaco. Succede quindi che sia Salvini sia Di Maio decidano sempre più spesso, con più abitudine il primo rispetto al secondo Vice Premier, di presentarsi davanti a telecamere e smartphone, indossando “outfit” brandizzati forze dell’ordine o protezione civile. Gesti di comunicazione che possono da una parte rendere il politico meno politico e più cittadino, con benefici all’immagine e dell’idea politica che promuove, dall’altra provocare qualche mugugno da parte di chi quelle divise le indossa tutti i giorni per difendere il Paese, proteggere e salvare i suoi cittadini. Succede quindi che, notizia di oggi, la sigla sindacale usb dei vigili del fuoco italiani (notizia ripresa dal corriere.it di cui la foto di questo articolo si riferisce) decida di denunciare per via amministrativa il Ministro dell’Interno Salvini per “porto abusivo di divisa” o che l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, tuoni contro Luigi Di Maio, reo di aver indossato caschetto e felpa con logo della corpo durante la sua visita a Catania dopo il sisma del periodo natalizio. Nel mezzo si intromette Roberto Saviano che “una volta tanto” giudica con una sprizzante comunicazione “un fatto gravissimo” il gesto di Salvini di indossare divise legate alle forze dell’ordine.
La risposta del Ministro non si fa attendere, ovviamente tramite un tweet:”GRAVISSIMO, un abuso!” Per me ricevere in dono e indossare giacche e distintivi delle Forze dell’Ordine è un ORGOGLIO! Un riconoscimento del lavoro di questi mesi e del pieno sostegno a chi indossa una divisa. Mi spiace per Saviano che non può dire e fare altrettanto ” Notare il sorrisetto finale!
Fuori dal contesto polemico e politicamente strumentalizzabile, cosa che non ci interessa fare, è interessante osservare il mutamento dei processi di comunicazione dei nostri politici: le frustate ormai si danno e si prendono tramite tweet; l’immagine conta molto più che in passato: ha iniziato Matteo Renzi svecchiando l’idea del politico, serio, anziano e bruttarello, sponsorizzando in prima persona il modello di politico brillante e fuori dalle righe, dal giubottino di pelle, i sorrisi adolescenziali e la colonna sonora “We are Young”. Una strada da cui non si può più tornare indietro, tant’è vero che il giudizioso e cauto Gentiloni poco è durato. Alla fine la comunicazione che funziona è quella che fa breccia, che abbraccia, che corteggia, che minaccia: non sono solo parole, sono parole animate, associate, sottolineate, ripetute. Un modello di comunicazione che mette al centro il potere visibile, mentre in passato il potere era occulto. Che funzioni e che soprattutto premi questo tipo dialogo tra la politica e il Paese è ancora tutto da verificare, certo che è che si ha come la sensazione che i periodi da Moro a Berlinguer, da Craxi ad Andreotti siano ormai veramente un ricordo e forse per qualcuno un rimpianto. Oggi siamo diversi e ce lo dicono anche i politici che scegliamo e a quali chiediamo possiamo fare un selfie insieme? Tutto torna nella comunicazione.