Tempo fa un gallerista di grande esperienza della “vecia milan” mi disse: “sai perché gli appassionati e gli acquirenti veri di arte sono sempre meno? Perché hanno smesso di andare alle mostre per lasciarsi catturare da dipinti, fotografie, sculture o altre diavolerie artistiche, l’unica cosa che conta è dire che sono stati in galleria o in mostra e testimoniarlo attraverso immagini postate sui social network”, di contro in modo istintivo gli ribattei: ” ma questo le sembra un male? Non pensa che l’arte per essere compresa veramente e per contagiare anche chi non ha grande conoscenza, debba comunicare oltre la sua dimensione statica e ancestrale?” Il vecio rimase in silenzio e poi disse in dialetto: ” Boh… El gh’ha el dun de Dio de capì nagott… “che tradotto significa – si vede che ho il dono di Dio di non capire nulla.
Ho ripreso questo simpatico episodio rimasto latente nella mia mente per articolare una riflessione sul tema “l’arte comunica, l’arte è comunicazione” traendo spunto da una recentissima visita fatta alla mostra “Inside Magritte” il nuovo e inedito percorso espositivo multimediale dedicato al grande maestro surrealista René Magritte (1898 –1967) promosso dal Comune di Milano, ideato e firmato da Crossmedia Group – Hepco insieme a 24 ORE Cultura che coproducono la tappa milanese per la regia di The Fake Factory.
Per la prima volta in assoluto una mostra monografica digitale e multisensoriale dedicata all’artista belga consente ai visitatori di essere, in modo interattivo, in simbiosi con le atmosfere e i soggetti delle opere esposte tra cui vale la pena citare gli uomini in bombetta che galleggiano nel cielo delle metropoli, i corpi umani con la testa di pesce, la famosa pipa-non-pipa (Ceci n’est pas une pipe).
Un modo di comunicare l’arte che consente di meglio esplicitare quanto l’arte comunichi: un processo di “disgregazione stereotipale” capace di contagiare un pubblico ampio e diversificato, attraverso una comunicazione emozionalmente tecnologica. Pare un ossimoro affiancare l’arte alla tecnologia, non è così, oggi riuscire a fare uno storytelling efficace di una mostra o di un artista, innalza ancor più la conoscibilità e la comprensione del talento espresso all’interno di un dipinto o di un’opera artistica più in generale.
La differenza quindi è oggi nel riuscire a comunicare l’espressione artistica attraverso strumenti di comunicazione open, ovvero accessibili e praticabili da chiunque, in qualunque posto e in qualsiasi momento. L’arte oggi deve essere liquida.
La mostra “Inside Magritte” ne è una testimonianza importante, perché innalza la genialità di Magritte attraverso percorsi di comunicazione interattivi, emozionali e narrativi, una sperimentazione che rende l’arte ancor più viva e vibrante di quanto già non lo sia.
Si tratta quindi di costruire intorno a qualunque forma artistica, processi di comunicazione, e in particolare di racconto, tali da coinvolgere un pubblico ampio e diverso, perché l’arte è di tutti e per tutti, serve forse cambiare modo di raccontarla, per dare ancor più lustro a bellezza e talento.