In un’epoca storica dove conta più la tempestività rispetto alla fonte; dove si cerca il “like” a tutti i costi, attraverso una immagine, sia essa autentica sia photoshoppata, un video, sia esso in diretta o montato, oppure “urlando” una frase ad effetto, il più delle volte contro qualcosa o qualcuno; dove l’omologazione vince sul “controvento”, diventa centrale analizzare il processo di comunicazione, di persone e aziende, per capire la loro affidabilità e reputazione, al fine di comprenderne l’autenticità. Un tempo nelle persone si cercava la verità, oggi serve capire prima di tutto se sono reali o hanno degli avatar in avanscoperta.
In sostanza servono analisti del processo comunicativo, esperti dei linguaggi, professionisti della buona e autentica reputazione. Questo è il primo importante messaggio che il dotto Marco Rossi, tra i più noti psichiatri italiani, rimarca durante la sua intervista su Talent Room, il blog di Imprese di Talento.
Q: In base alla sua esperienza qual è il rapporto oggi tra comunicazione e diversità?
A: Parlare di comunicazione oggi non è semplice, proprio perché è un processo disintermediato che non sempre risulta essere facilmente controllato e controllabile. Vedo tra le persone, e non solo giovani, più la voglia di esternalizzare l’enfatizzazione che di comunicare coerenza e originalità. La sensazione certe volte è quella di andare in crisi di astinenza da comunicazione, come se da un momento all’altro dovesse scattare una censura collettiva, per cui ora vale tutto. Il rischio che corriamo percorrendo questa direzione è quello di abbassare notevolmente la soglia della nostra credibilità. Omologandoci non siamo più autentici e originali, per cui diventa scontato, ma non giusto, isolare la diversità, pensando che questa non produrrà “followers”.
Q: Il web e i social network quindi hanno di fatto reso l’informazione e la comunicazione più veloce ma meno sicura e approfondita?
A: Sempre più vedo nel processo di comunicazione, che poi dovrebbe essere semplicemente una scelta di condivisione legata ai valori in cui crediamo, che di riflesso illuminano il nostro lavoro e la nostra quotidianità personale, troppa alterazione, enfatizziamo esponenzialmente ciò che riteniamo possa “colpire” l’esterno, anche a costo di mettere in serio pericolo la nostra autenticità e coerenza.
Q: A proposito di essere autentici e coerenti, quali sono tra gli individui le fake news più usuali che tendono a comunicare?
A: Siamo tutti ormai troppo belli e bravi. Ovviamente è una provocazione. Proviamo per un istante a consultare i nostri social network, i siti di informazione, le notizie che ci arrivano; quello che più ci colpisce è il contenuto di un post o di una notizia, oppure il titolo, l’immagine o il video che li presentano o annunciano? Oggi incuriosire una persona è molto semplice, sia perché esistono molte risorse (strumenti e competenze in particolare) rispetto al passato, sia perché tutti quanti noi siamo più predisposti a valutare la tipologia e l’originalità della proposta. E’ assai più complicato mantenere l’attenzione nel tempo. A lungo andare infatti l’effetto “wow” tende a sgonfiarsi e se alla base non ci sono valori veri e autentici, la nostra credibilità, prima ancora che la considerazione degli altri, va in crisi. Aggiungo inoltre che non possiamo pensare di tenere sotto controllo la nostra autenticità affidandoci solamente alla privacy che io considero, così come spesso ci viene presentata, una fake news. Non è la regolamentazione dei nostri dati sensibili, che rimane in ogni caso di difficile gestione e soprattutto controllo, che ci aiuta ad essere più veri e coerenti tra pensieri e azioni. Siamo noi che dobbiamo ritrovare un modello di comunicazione differente, più vicino alla nostra identità rispetto a quella dell’universo mondo.
Q: Questa risposta introduce in effetti un tema centrale della comunicazione, ovvero la conoscenza. Si comunica troppo, su ogni cosa, e spesso manca l’approfondimento. Qual’è il suo pensiero al riguardo?
A: Approfondire deve essere un piacere non un dovere. Il sapere si basa proprio sulla conoscenza approfondita, sull’analisi comparata, sui confronti incrociati; abbassare la soglia di attendibilità di un argomento, rimanendo in superficie, senza scavare a fondo, rischia di compromettere non solo l’informazione ma l’intero sistema di ricerca delle informazioni.
Q: Comunicare oggi è più un rischio o un’opportunità?
A: Intanto alla base di qualunque processo di comunicazione ci devono essere uno studio approfondito dei target che si vogliono raggiungere e una preparazione adeguata, sia tematica/contenutistica sia legata agli strumenti scelti per comunicare. Trasversalmente servono curiosità, originalità e tanta ricerca. Se non siamo in grado di farlo in modo autonomo, affidiamoci ai professionisti della comunicazione, così evitiamo di mettere in serio pericolo la nostra credibilità e la nostra reputazione. Comunicare è un’opportunità che deve generare un valore, non tanto e non solo nel breve, quanto nel medio e nel lungo periodo.