Mi sono imbattuto in un dipinto in particolare che ha attirato la mia attenzione: si tratta di una famosissima opera di Pablo Picasso. Siamo nel 1901, l’artista non ha ancora vent’anni, è in Francia da pochi mesi e la turbinosa bohème di Montmartre lo ha stregato. In giugno ha avuto la sua prima esposizione personale nella galleria di Ambroise Vollard in rue Lafitte, ma continua a pubblicare qualche disegno su quei giornali, un po’ perché lo fanno tutti e un po’ perché qualche franco in più non gli fa certo male. Sta assorbendo come una spugna tutto quel che gli capita di scoprire in quei mesi congestionati di nuove esperienze.Picasso frou-frou e la Parigi di Montmartre.
Un’esplosione di raffinatezza e di sperimentazione, una testimonianza rara del periodo creativo picassiano meno noto di tutti: quando il giovane spagnolo metteva in pratica tutto ciò che giorno dopo giorno imparava e metabolizzava, ancora frastornato dall’enormità di quanto stava vivendo. Il soggetto è già la donna: il suo preferito di sempre, come si sarebbe scoperto con gli anni: l’immagine femminile quale fonte inesausta di desiderio e ispirazione, ovvero di vibrante eccitazione tanto psicofisica quanto estetica. Tutto molto montmartriano. Una comunicazione visiva e che incoraggia a non fermarsi dietro l’apparenza ma a mostrare la bellezza interiore oltre che esteriore con una modalità coraggiosamente audace. E’ questo che deve fare la comunicazione, trasmettere emozioni portando le persone a vivere i nostri stessi sentimenti, seppur celate. L’arte è racconto, saper raccontare significa aver trovato il modo giusto di comunicare.